Se fu ipotizzato che l’ozio, secondo Catone il vecchio, fosse il padre di tutti i vizi, oggi, potremmo forse ipotizzare che la comodità, è la madre di tutte le virtù?
Non necessariamente, o quanto meno, crediamo piuttosto che esistano virtù anche nei vizi e vizi nelle virtù.
Chi come noi si occupa di progettazione di oggetti di interior design di uso quotidiano, oggetti che rappresentano beni materiali sui quali investire nel lungo periodo, desidera creare prodotti che siano in grado di rendere positivamente attivi i vizi, stimolando al contempo l’accrescimento bilanciato delle virtù.
Prodotti che sappiano incarnare l’insita contraddittorietà dell’essere umano e quindi, limitino la cosiddetta “ansia di perfezionismo” sempre più comune e latente nell’epoca della società liquida Baumaniana.
La psicologia ci insegna che chi subisce questo atteggiamento è anche spesso incline ad avere il complesso della crocerossina per le donne, e la sindrome del buon samaritano per gli uomini.
Fatto sta che di base, si tende a divenire prigionieri della propria volontà di essere virtuosi, perdendo di vista il concetto stesso di virtù.
Pari sentiment per quanto riguarda i vizi: ne siamo schiavi se incontriamo in essi un apparente conforto anche solo momentaneo, che ci fa perdere la nozione di tempo. E spesso, anche di spazio.
Nei processi industriali contemporanei e negli studi di mercato che evidenziano le tendenze dei consumatori, area geografica per area geografica e area digitale per area digitale, c’è un insieme annesso e connesso di vitali sottotesti neurolinguistici da interpretare e sui quali costruire il proprio metodo di comunicazione dei vizi e delle virtù dei propri prodotti.
Per renderli umani, sinceri e innocenti peccatori. Per renderli veri. Ideali. Proprio come lo è la verità.
Noi costruiamo divani, quindi sedute, lo facciamo nell’epoca più sedentaria di sempre e questo, potrebbe portare a credere che i nostri divani, stimolino più ozio che altro.
In realtà, la psicologia contemporanea suggerisce una sempre maggiore ricerca dell’ozio positivo come introspezione necessaria per il benessere dell’individuo. A partire dai primi anni di vita. Una sorta di detox dal perfezionismo, un detox delle abitudini quotidiane implicite, un detox capace di generare armonia.
Le nuove frenesie che invadono le nostre giornate e le lunghe sessioni di lavoro al computer, rigorosamente da seduti, ci richiedono di invertire il paradigma ozio-vizio in ozio-virtù e, nel nostro caso, ci sensibilizzano a consegnare attraverso i nostri divani, le nostre poltrone e le nostre postazioni relax, prodotti che siano luoghi di virtuoso ozio sia dal punto di vista ambientale, che estetico, funzionale, produttivo, qualitativo, sensoriale e temporale.
Stiamo seduti talmente tanto che questa quantità necessita di essere vista e vissuta con orgoglio e solo ed esclusivamente appoggiando il proprio corpo su oggetti che sono stati creati considerando la maggior parte delle variabili posturali, attitudinali, sociali, comportamentali e di relatività del gusto.
Così facendo, nel nostro mondo aziendale dove la zona di comfort è la conditio sine qua non contenuta in ogni prodotto, ci scusiamo con Catone il vecchio e da Garavini il giovane, postuliamo che “l’ozio, è madre e padre di tutti i virtuosi vizi“.
Così parlò il cavaliere colorato…
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